note di regia


La tragedia, scritta da Alessandro Manzoni nel 1820, permette di addentrarci nelle affascinanti vicende che hanno visto sorgere, con Carlo Magno, l'alba del Sacro Romano Impero e che costituiscono le fondamenta dell'Europa. Vicende che vedono - nell'Italia dell'VIII secolo - il succedersi di due popoli (Longobardi e Franchi) sotto il cui dominio si trascina il popolo latino come un "volgo disperso che nome non ha", nelle quali l'Autore trasferisce tutto il sentimento risorgimentale del suo tempo.

Su questo fondamento storico, Manzoni libera la sua immaginazione in un tessuto lirico di straordinaria bellezza. Il protagonista, Adelchi, è l'eroe romantico in continua lotta fra ideale e reale, fra sentimento e ragione, fra aspirazione e dovere. Nella riduzione di Zingaro dei duemila e cento versi originali, ne verranno letti circa mille, così da mantenere il tessuto narrativo nella sua interezza e consentire una chiara comprensione delle vicende narrate. Ogni attore diventa strumento all'interno di una partitura orchestrale, dove tutto avviene in perfetta sincronia, dando vita ad un concerto per voci recitanti ed orchestra. Non a caso, con il termine mousikè i Greci indicavano non solo l'arte dei suoni, ma anche la poesia e la danza, come a sancirne l'indissolubile legame. Ed è proprio per la promozione della cultura classica che Vincenzo Zingaro si distingue, da anni, nel panorama del teatro italiano.
"In un momento di estrema confusione dei valori, di una evidente e progressiva degradazione del linguaggio" - spiega Vincenzo Zingaro - "appare quanto mai urgente restituire alle nuove generazioni la possibilità di entrare in contatto con opere di grande spessore, per forma e contenuti. Di qui la necessità" - prosegue Zingaro - "di favorire l'incontro con i grandi autori classici, per un'esigenza viva di confronto con la storia e con le sue più alte manifestazioni artistiche, a prescindere dalle quali non può esserci un rapporto dialettico e critico con la realtà".

Vincenzo Zingaro